L’Ue punta decisamente sull’agricoltura biologica. Dopo l’accelerazione sul Green Deal, le strategie Farm to Fork e biodiversità, la Commissione europea ha aperto una consultazione pubblica sul Piano d’azione per il biologico che si chiuderà il 27 novembre per raccogliere osservazioni di cittadini, istituzioni, associazioni e imprese.

Il piano definisce uno stanziamento di 40 milioni di euro per il 2021, sempre con l’obiettivo di portare, da qui al 2030, le superfici coltivate a biologico al 25%, triplicando l’attuale media europea del 7,5%. Favorire la domanda di prodotti biologici, preservando la fiducia dei cittadini, sostenere l’aumento delle superfici coltivate con il metodo biologico e rafforzare il ruolo del bio per la lotta ai cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità sono i punti strategici su cui poggia il piano d’azione. Lo stanziamento cofinanzierà iniziative di promozione e campagne d’informazione per favorire l’espansione della domanda di prodotti bio e far conoscere ai cittadini i principi strategici sui quali è fondata l’agricoltura biologica, come il mantenimento della fertilità della terra, la valorizzazione della biodiversità e l’utilizzo di prodotti di origine naturale.

Inoltre, la Commissione Ue ha rinviato al 1° gennaio 2022 l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Ue 848/2018 sul biologico, slittamento promosso da Ifoam Eu e sostenuto da FederBio, per evitare un ingorgo burocratico per le imprese e per tutti gli operatori del bio, in questo momento particolarmente delicato determinato dall’emergenza sanitaria Covid-19.

Di fronte a un quadro europeo che punta all’affermazione del biologico, è paradossale che l’Italia non si allinei a questa strategia rischiando di non intercettare le risorse che l’Europa mette a disposizione, con evidenti ripercussioni sulle nuove opportunità per il territorio e in particolare per i giovani. La legge sul bio, dopo due anni dalla sua approvazione alla Camera, è ancora ferma al Senato e questo può contribuire seriamente a far perdere all’Italia il primato di paese leader in Europa in questo settore. Il nostro territorio è particolarmente vocato al biologico e già adesso, con il 15,5%, ha il doppio della superficie coltivata a bio rispetto alla media europea. Con condizioni normative e una politica agricola comune adeguata potrebbe raggiungere agevolmente il 40% di superficie bio entro il 2030 e fare del sistema agroecologico un vero driver di sviluppo per rilanciare la nostra economia.

La crisi ambientale, sociale ed economica che viviamo oggi ha un principale colpevole: l’attuale modello agroalimentare, che espone l’intero Pianeta ai pericoli di una nuova estinzione di massa, depredando le risorse naturali, come l’acqua e la fertilità dei suoli. In questo nuovo libro, Vandana Shiva e Andre Leu presentano i risultati delle ultime ricerche scientifiche, dimostrando che un altro modello agricolo non solo è possibile, ma anche necessario, per combattere la fame, frenare i cambiamenti climatici e arginare la devastazione del Pianeta.

La questione ha anche una valenza di ordine sociale e politico. L’agricoltura industriale, basata su monocolture, pesticidi e biotecnologie, rende sempre più dipendenti e indebitati gli agricoltori consegnando i saperi, i mezzi di produzione e gli stessi semi nelle mani di poche multinazionali, con una concentrazione di potere senza precedenti nella storia.

In un testo destinato a fare storia, gli autori smontano un modello produttivo a lungo celebrato come efficiente, ma che ad uno sguardo più attento si mostra del tutto incapace ad affrontare le sfide della crisi climatica, la fame nel Sud del mondo e la malnutrizione cronica nei paesi cosiddetti sviluppati. La soluzione è nelle pratiche agricole sostenibili supportate da nuove conoscenze agronomiche in grado di valorizzare la complessità del vivente, garantire cibo sano per tutti e una nuova democrazia per il futuro del Pianeta. […]

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FONTE


TESTATA: Terra Nuova
AUTORE: Maria Grazia Mammuccini
DATA DI PUBBLICAZIONE: 24 Novembre 2020