Dopo 15 anni di gestazione e tre legislature andate a vuoto, la prima legge italiana sull’agricoltura biologica potrebbe vedere la luce. “Speriamo sia la volta buona”, si augura Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, che in questi anni insieme alle associazioni di categoria e quelle ambientaliste, si è battuta per dare alla luce una legge che possa valorizzare e potenziare un modello agricolo che rinuncia alla chimica: “Non è solo la Ue che sceglie il bio con la strategia Farm to Fork che vuole aumentare la superficie coltivabile al 25% e ridurre del 50% pesticidi e fertilizzanti entro il 2030. Sono i consumatori italiani che lo preferiscono: secondo gli ultimi dati, mentre la superficie utile è cresciuta del 2% nel biennio 2018-2019, nello stesso periodo le vendite di prodotti biologici sono aumentate del 7%. Questo significa – conclude la Mammuccini – che ci stiamo approvvigionando con l’import. Gli agricoltori italiani devono cogliere questa grande occasione”.

L’Italia, nel confronto con gli altri paesi europei, parte bene: la media dei campi coltivati a biologico è del 7,6% mentre l’Italia sfiora già oggi il 16%. “L’obiettivo è superare il 25% e arrivare al 40%” spiega la presidente di FederBio anche grazie, si spera, alla nuova legge. Il testo approvato introduce un marchio e una filiera dedicata al biologico italiano, prevede un piano di azione e un fondo nazionale per lo sviluppo del bio e poi la nascita dei distretti biologici. Nella legge mancano tuttavia alcune cose importanti, come la fissazione delle distanze minime per evitare le contaminazioni accidentali tra un campo lavorato in modo convenzionale e uno biologico, e i disincentivi fiscali per scoraggiare l’impiego di pesticidi come la stessa Commissione europea propone per raggiungere gli obiettivi del Farm to Fork attraverso inasprimento fiscale sui fitofarmaci e tassazione di vantaggio invece per l’acquisto di prodotti bio.

“Avevamo – aggiunge la Mammuccini – presentato degli emendamenti ad hoc alla legge di Bilancio tramite la deputata di Leu Rossella Muroni ma non sono stati accolti dalla maggioranza. Le distanze minime purtroppo tra due diverse coltivazioni non sono state prese in esame dal governo nemmeno nel ‘nuovo’ Pan, il Piano d’azione nazionale, fermo dall’ottobre 2019. Ora confidiamo che l’approvazione della legge possa essere un primo attesissimo passo verso un modello agricolo più sostenibile“.

La questione delle distanze di sicurezza è fondamentale: “La nostra normativa – conclude – prevede che con la presenza di 0,01 mg/kg di pesticidi il cibo viene declassato a convenzionale. Giusto. Ma dobbiamo mettere i nostri agricoltori nelle condizioni di difendersi dalle contaminazioni accidentali”. […]

LEGGI TUTTO

FONTE


TESTATA: Il Salvagente
AUTORE: Redazione
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 Febbraio 2021