Year-round pesticide contamination of public sites near intensively managed agricultural areas in South Tyrol

Questo studio (conclusione di un precedente condotto dagli stessi autori nel 2017) fornisce una chiara evidenza dell'enorme presenza di pesticidi negli spazi pubblici. 32 diversi pesticidi agricoli sono stati rilevati all’interno di parchi giochi per bambini, in provincia di Bolzano. Un team internazionale di scienziati provenienti da Italia, Austria e Germania ha dimostrato come la contaminazione sia un fenomeno presente tutto l'anno. Nel 2018 sono stati prelevati 96 campioni di erba da 19 parchi da gioco, quattro cortili scolastici e un mercato e sono stati analizzati dai Servizi Sanitari della provincia di Bolzano (che ha selezionato i parchi da testare e il momento specifico di prelievo dei campioni). I risultati dello studio sono stati presentati il 10 febbraio 2021 dagli autori che lavorano presso l’Istituto Ramazzini di Bologna (Centro di Ricerca sul Cancro), l'Università delle Risorse Naturali di Vienna e per Pesticide Action Network Europe (PAN Europe).

La relazione fra i pesticidi e la salute umana è a tutt’oggi stata ampiamente indagata ed è stato riscontrato un nesso certo fra i danni neurologici per l’infanzia e i rischi cancerogeni (in particolare tumori ematologici) nella popolazione esposta per motivi occupazionali ai pesticidi. Anche in Italia, in relazione a tutte le cause di decesso, si sono riscontrati livelli di rischio più elevati per i lavoratori del settore agricolo. I risultati sono preoccupanti, quasi tutti i siti studiati sono risultati contaminati, confermando il cosiddetto effetto deriva e le cause sono da ricercare nei profondi cambiamenti che negli ultimi decenni hanno mutato il volto dell’agricoltura (l’impiego massiccio e sistematico di sostanze chimiche di sintesi). I principi attivi dei pesticidi agiscono a dosi infinitesimali e nei bambini interferiscono con lo sviluppo neurologico e ormonale, e le esposizioni iniziano già nelle prime fasi dello sviluppo, durante la gravidanza delle mamme, che è anche il periodo di maggiore suscettibilità. Con questo studio si dimostra che l’esposizione a pesticidi è ubiquitaria e crescente e che, per i pericoli sanitari che comporta, il modello agricolo attuale va cambiato con urgenza, evitando le monocolture e il massiccio utilizzo di pesticidi che queste richiedono.

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Widespread Occurrence of Pesticides in Organically Managed Agricultural Soils—the Ghost of a Conventional Agricultural Past?

Un team di ricerca ha identificato residui di pesticidi nei terreni di 100 aziende agricole svizzere, anche dopo 20 anni di agricoltura biologica. Sono state misurate le caratteristiche del suolo superficiale e le concentrazioni di 46 pesticidi usati regolarmente e sono state monitorate le sostanze prodotte dalla loro degradazione.

Il team ha analizzando i campioni prelevati da 100 campi in gestione biologica e convenzionale contenenti: 16 erbicidi, 8 prodotti di trasformazione degli erbicidi, 17 fungicidi e 7 insetticidi. I pesticidi sono stati trovati in tutti i siti inclusi i 40 campi biologici; ma in questi, il numero di pesticidi presenti era dimezzato. Inoltre, la concentrazione era nove volte minore rispetto ai campi convenzionali. Insomma il numero e le concentrazioni di pesticidi sono diminuiti in modo significativo con la gestione biologica. Ma i tempi di risanamento completo sono lunghi.

C’è anche l’ipotesi di una contaminazione “di ritorno”. Secondo i ricercatori, infatti, alcuni dei pesticidi potrebbero aver contaminato i campi organici viaggiando attraverso l’aria, l’acqua o il suolo dai vicini campi convenzionali. Inoltre, il team ha osservato una minore abbondanza microbica nei campi irrorati con un numero maggiore di pesticidi, suggerendo che la presenza di queste sostanze può diminuire la salute del suolo.

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Il Riso Biologico Italiano: analisi economica, politiche e certificazione. I risultati del progetto Risobiosystem.

Nella presente pubblicazione, redatta nell’ambito del progetto di ricerca Risobiosystems, si riportano i risultati delle attività effettuate dal Centro di ricerche Politiche e Bioeconomia del CREA, relativi all’inquadramento normativo del sistema biologico, all’analisi del sistema di controllo e certificazione e allo studio della sostenibilità economica delle aziende biologiche in risicoltura. In particolare, si è cercato di fornire il framework normativo e di politica agraria entro cui si inserisce la produzione di riso biologico italiano. Inoltre, è stato analizzato in maniera critica, il sistema di controllo e vigilanza per la produzione e la certificazione di riso biologico. La ricerca è stata condotta applicando un approccio multi-attore e le principali tecniche di coinvolgimento degli stakeholder previsti dalla sociologia rurale (focus group, interviste in profondità). 

Il progetto è nato nel 2016, per volontà del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, al fine di esaminare lo stato dell’arte e avanzare proposte per la tutela e lo sviluppo della risicoltura biologica nazionale. Questo settore presentava diversi aspetti da approfondire dal punto di vista agronomico, quali ad esempio l’adozione delle rotazioni e le potenzialità produttive delle agrotecniche utilizzate, di sostenibilità economica delle aziende e di efficacia dei controlli e del sistema di certificazione nel suo complesso. La risicoltura, infatti rappresenta un settore molto importante per l’Italia e in particolare per le aree a maggior vocazione e diffusione del Nord-Italia, dove è localizzata più del 50% della superficie coltivata a riso in Unione europea. Tuttavia, le pratiche di coltivazione del riso e l’ampio ricorso a input chimici causano un forte impatto ambientale soprattutto per quanto riguarda le acque, il suolo e la biodiversità.

Il sistema di produzione italiano del riso biologico è stato contestualizzato nel quadro produttivo mondiale ed europeo da cui è emersa l’importanza che l’Italia riveste come player sul mercato, in grado di fornire un riso di qualità con una forte connotazione locale di prodotto Made in ItalyUn ultimo approfondimento è stato fatto sull’analisi della sostenibilità economica di un gruppo di aziende operanti nel distretto risicolo compreso tra le provincie di Vercelli, Novara e Pavia, utilizzate come casi-studio. In particolare, tramite l’impiego di alcuni indici di bilancio, sono state valutate la produttività e la redditività aziendale e, facendo ricorso alla contabilità analitica, sono stati stimati i costi di produzione della risicoltura biologica.

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A Systematic Review of Organic Versus Conventional Food Consumption: Is There a Measurable Benefit on Human Health?

La review "A Systematic Review of Organic Versus Conventional Food Consumption: Is There a Measurable Benefit on Human Health?", pubblicata  tra le pagine della rivista Nutrients, prende in esame gli studi divulgati fino al 2019 e torna a porre l’accento sull’importanza del consumo di prodotti biologici per la salute umana. È revisione sistematica che analizza i risultati di una serie di osservazioni sugli effetti sulla salute umana quando viene consumata una dieta biologica rispetto a una alimentazione convenzionale. Molti degli studi pubblicati e citati nella review, hanno dimostrato come il consumo di prodotti biologici protegga dall’esposizione a pesticidi neurotossici o cancerogeni e a metalli cancerogeni come il cadmio, a fertilizzanti sintetici. Risultati positivi significativi sono stati osservati in “longitudinal studies” in cui un aumento dell'assunzione di prodotti biologici è stato associato a una ridotta incidenza di infertilità, difetti congeniti, sensibilizzazione allergica, otite media, pre-eclampsia, sindrome metabolica, alto indice di massa corporea e linfoma non-Hodgkin. Tuttavia, i risultati analizzati dalla review non consentono di giungere a una conclusione definitiva, ma possiamo evidenziare che un numero crescente di osservazioni e di studi scientifici mettono in correlazione il consumo di alimenti biologici con benefici per la salute umana.

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Association of Frequency of Organic Food Consumption With Cancer Risk

Secondo un lo studio francese, Association of Frequency of Organic Food Consumption With Cancer Risk, pubblicato sulla rivista Journal of the American Medical Association (JAMA) emerge che le persone che consumano con maggiore frequenza alimenti di origine biologica hanno meno probabilità di sviluppare alcune forme d tumori (-25%) rispetto a chi li consuma solo saltuariamente o mai.

Nell’ambito dello studio i ricercatori hanno seguito per un periodo medio di 4 anni e mezzo un campione costituito da circa 70.000 persone, in maggioranza volontari di sesso femminile (il 78% dei partecipanti), con un’età media di 44,2 anni.

Il team di scienziati è arrivato alla conclusione che una maggiore frequenza di consumo di alimenti biologici è associata a «un rischio ridotto» di sviluppare linfomi non Hodgkin e carcinoma mammario in post-menopausa. Tuttavia, ulteriori studi prospettici che utilizzano dati di esposizione precisi sono necessari per confermare questi risultati e dovrebbero integrare un gran numero di individui. Se confermati, i risultati della ricerca sembrano suggerire che la promozione del consumo di alimenti biologici nella popolazione potrebbe essere una promettente strategia preventiva contro alcune forme tumorali.

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IARC Monographs Volume 112: evaluation of five organophosphate insecticides and herbicides

Il 20 marzo 2015 la IARC di Lione ha diffuso un documento che include il principio attivo glifosato nel Gruppo 2A, quello che racchiude le sostanze probabilmente cancerogene per gli esseri umani.

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Changes in LDL Oxidative Status and Oxidative and Inflammatory Gene Expression after Red Wine Intake in Healthy People: A Randomized Trial

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