La sfida del biologico consiste innanzitutto nel recuperare la dimensione più autentica dell’agricoltura basata sul rispetto della terra, degli ecosistemi e della biodiversità. L’avvento del modello industriale, con la diffusione dei trattamenti chimici che hanno standardizzato le lavorazioni, ha interrotto la catena di trasmissione della conoscenza all’interno del mondo agricolo.  L’agroecologia, di cui l’agricoltura biologica rappresenta la massima espressione, è un modello fondamentale da seguire ed è anche una sfida di comunicazione. Spesso, infatti, la bioagricoltura viene interpretata come un tentativo di ritorno al passato, come un metodo di produzione che guarda indietro nel tempo. Al contrario, la nostra è una scelta fortemente improntata all’innovazione, che vuole rendere i coltivatori e gli allevatori protagonisti della costruzione di un nuovo paradigma centrato sulla qualità alimentare, il rispetto dell’ambiente, il riconoscimento del giusto prezzo e la salvaguardia della salute. C’è bisogno di sostituire velocemente questo modello agricolo che non è più sostenibile puntando sull’innovazione agroecologica e sulla transizione verso l’agricoltura biologica per rilanciare l’economia nel rispetto della fertilità dei suoli, della tutela della biodiversità e del contrasto alla deriva climatica.

La crisi sanitaria ha confermato la centralità del settore agroalimentare, mentre la crescita dei consumi biologici indica una maggior consapevolezza da parte dei consumatori verso prodotti che offrono maggiori garanzie per la salute, rispettano l’ambiente e rispondono a principi di equità sociale. Durante la conclusione del lockdown inoltre, il 20 maggio, sono state approvate dalla Commissione Ue le strategie europee Farm to Fork e sulla Biodiversità che puntano a triplicare la superficie coltivata a biologico, passando dall’attuale 8% al 25% nel 2030, riducendo contemporaneamente del 50% l’uso dei pesticidi e degli antibiotici per gli allevamenti. Un progetto ambizioso, una vera svolta strategica che ci auspichiamo possa contribuire a mettere il biologico al centro delle politiche agricole italiane e a dare un ulteriore impulso all’approvazione in tempi rapidi della legge sull’agricoltura biologica che alla Camera è stata approvata a fine 2018 ma che non è ancora passata al vaglio del Senato. La legge riconosce inoltre la biodinamica, che è un passo importantissimo insieme ad altri aspetti fondamentali contenuti nel Ddl come quelli relativi alla ricerca, all’innovazione e alla formazione, l’articolo relativo ai distretti biologici, che si stanno diffondendo in tutto il Paese, l’attivazione di una serie di strumenti finalizzati all’integrazione tra produttori e operatori della filiera biologica e l’introduzione del marchio “biologico italiano”. Tutti elementi strategici per il futuro del settore. Una veloce approvazione della Legge sul biologico può permettere all’Italia di stare al passo con i tempi nella battaglia globale per il clima e nella competitività di uno dei nostri comparti più preziosi che unisce la produzione di cibo sano, la tutela del paesaggio e la salvaguardia delle matrici ambientali. […]

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FONTE


TESTATA: Agricolturabio.info
AUTORE: Maria Grazia Mammuccini
DATA DI PUBBLICAZIONE: 02 luglio 2020